giovedì 5 gennaio 2017

Puntata 2 - Storia di un Alpinista impacciato: La dura lezione della sigaretta



Quando sei sempre stato sportivo, difficilmente riesci a capire cosa spinge qualcuno ad accendere una sigaretta. Farsi del male e pagare per questo è nella tua testa irrazionale. Ma così non è per me. Non lo sono sempre stato, e credo di non esserlo completamente diventato. Fumavo molto. Fumavo mentre studiavo, fumavo mentre uscivo con gli amici, fumavo per noia, per gioia, per stress. Fumavo in tutti in quei momenti in cui credevo servisse fumare. Associato ai (minimo) 12 caffè al giorno, all'ingente numero di cene rubate a me stesso in onore di una vita sregolata, alla scarsa quantità di sonno e alle ore passate sui banchi a studiare, i rischi che  qualcosa potesse limitarmi fisicamente c'erano tutti. Un giorno tornando a casa, mi resi conto che il 1° piano delle scale del mio palazzo era diventato per me una scalata che nemmeno il nanga parbat di Messner era stato tanto combattuto. Il pesante zaino da bivacco sostituito dalla borsa della spesa, i ramponi le mie sneakers biancastre, la corda la ringhiera di salita. Il mio, all'epoca, compagno di cordata (una vecchietta di 60 anni che non ritengo giusto citare per nome) mi affiancava e assicurata al pianerottolo di ingresso si chiedeva se mai sarebbe riuscita a passare laddove anche io (giovane 22enne) risultavo avere difficoltà. Uno sguardo di intesa e via: affronto gli ultimi scalini con l'affanno e avviso la signora che tutto era a posto. Ce l'avevamo fatta. Ero finalmente entrato in casa e potevo godermi la mia cima, nella maniera che più era giusta. La mia sigaretta. Ma qualcosa era cambiato...La fatica era stata talmente tanta che non me la sentivo. Dovevo riposare: quel riposo è stato tanto umiliante, quanto illuminante. Urgeva fare qualcosa. Dovevo iniziare un percorso: migliorare la mia scalata e allenarmi. E dovevo conquistare la mia cima, passo dopo passo. 
Qualcosa di grandioso si era appena realizzato nella mia mente..."ma se riesco a conquistare il primo piano, senza morire, forse potrò finalmente andare a bussare ai vicini del 2° e dirgli che dovrebbero smetterla di camminare con i tacchi in casa alle 3 di mattina e quindi potrò dormire meglio (quando lo faccio)". L'allenamento era diventato la base per migliorarsi. In più volevo trovare la sua applicazione nella vita di tutti giorni, quasi fosse normale esistesse un senso ad ogni atto di miglioria che facciamo nelle nostre vite.
Ancora oggi non ho smesso di fumare in tutti quei momenti in cui credo serva fumare, solo che questi si sono ridotti ai momenti in cui sento di aver raggiunto un obiettivo. Quasi fosse un totem...ma questa è un'altra storia.

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