Quando sei sempre stato sportivo, difficilmente
riesci a capire cosa spinge qualcuno ad accendere una sigaretta. Farsi
del male e pagare per questo è nella tua testa irrazionale. Ma così non è
per me. Non lo sono sempre stato, e credo di non esserlo completamente
diventato. Fumavo molto. Fumavo mentre studiavo, fumavo mentre uscivo
con gli amici, fumavo per noia, per gioia, per stress. Fumavo in tutti
in quei momenti in cui credevo servisse fumare. Associato ai (minimo) 12
caffè al giorno, all'ingente numero di cene rubate a me stesso in onore
di una vita sregolata, alla scarsa quantità di sonno e alle ore passate
sui banchi a studiare, i rischi che qualcosa potesse limitarmi
fisicamente c'erano tutti. Un giorno tornando a casa, mi resi conto che
il 1° piano delle scale del mio palazzo era diventato per me una scalata
che nemmeno il nanga parbat di Messner era stato tanto combattuto. Il
pesante zaino da bivacco sostituito dalla borsa della spesa, i ramponi
le mie sneakers biancastre, la corda la ringhiera di salita. Il mio,
all'epoca, compagno di cordata (una vecchietta di 60 anni che non
ritengo giusto citare per nome) mi affiancava e assicurata al
pianerottolo di ingresso si chiedeva se mai sarebbe riuscita a passare
laddove anche io (giovane 22enne) risultavo avere difficoltà. Uno
sguardo di intesa e via: affronto gli ultimi scalini con l'affanno e
avviso la signora che tutto era a posto. Ce l'avevamo fatta. Ero
finalmente entrato in casa e potevo godermi la mia cima, nella maniera
che più era giusta. La mia sigaretta. Ma qualcosa era cambiato...La
fatica era stata talmente tanta che non me la sentivo. Dovevo riposare:
quel riposo è stato tanto umiliante, quanto illuminante. Urgeva fare
qualcosa. Dovevo iniziare un percorso: migliorare la mia scalata e
allenarmi. E dovevo conquistare la mia cima, passo dopo passo.
Qualcosa
di grandioso si era appena realizzato nella mia mente..."ma se riesco a
conquistare il primo piano, senza morire, forse potrò finalmente andare
a bussare ai vicini del 2° e dirgli che dovrebbero smetterla di
camminare con i tacchi in casa alle 3 di mattina e quindi potrò dormire
meglio (quando lo faccio)". L'allenamento era diventato la base per
migliorarsi. In più volevo trovare la sua applicazione nella vita di
tutti giorni, quasi fosse normale esistesse un senso ad ogni atto di
miglioria che facciamo nelle nostre vite.
Ancora oggi non ho
smesso di fumare in tutti quei momenti in cui credo serva fumare, solo
che questi si sono ridotti ai momenti in cui sento di aver raggiunto un
obiettivo. Quasi fosse un totem...ma questa è un'altra storia.
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