giovedì 29 dicembre 2016

L'ospite del giovedì...Elisa!


Ciao Elisa, ben venuta nel nostro garage, per concludere questo nostro primo anno di attività ho pensato a te, giovanissima atleta con alle spalle interessanti esperienze nel tennis. 
Ciao ragazzi! Non sapete che piacere ho provato nell’obbligarmi a ripensare ai miei anni sulla terra rossa grazie alle vostre curiosità! 

A quanti anni hai iniziato a praticare sport?
Più o meno all'asilo, se la memoria non mi inganna.

Quali sport hai provato prima di approdare al tennis?
Solo il nuoto, qualche corso per iniziare a prendere confidenza con gli schizzi d’acqua.

Chi ti ha avvicinato al tennis?
Sono anni che me lo chiedo e non ho risposte certe. Credo che la “colpa” sia di mia mamma, che a quei tempi aveva iniziato a prendere qualche lezione per conto suo.

La soddisfazione più grande che hai ottenuto?
Difficile dirlo…a caldo me ne vengono in mente due: in campo individuale sicuramente la convocazione per la rappresentativa regionale a Milano, per la coppa Belardinelli, mentre nei campionati a squadre la vittoria delle regionali che ci ha fatto approdare alle nazionali (che soddisfazioni…ricordo ancora la faccia di qualche dirigente che mai avrebbe voluto la nostra vittoria!) :D

Delusioni in ambito sportivo? Ci sono state?
Si, tante...quel braccino che difficilmente mi permetteva di dare in partita tanto quanto in allenamento e che inevitabilmente mi faceva arrabbiare se la palla non andava dove dicevo io. Ma fortunatamente non ho ricordi ben definiti di delusioni particolari.

Il tennis e' uno sport di grande sacrificio e tensione emotiva, come gestivi queste due dimensioni?
Che bella domanda…beh, il sacrificio è comune a tutti gli sport praticati ad un certo livello e finché si è giovani (e non patentati, di conseguenza) credo che le difficoltà vere ricadano su chi ti deve scorrazzare da una parte all’altra della regione più volte alla settimana. Del sacrificio non ho grandi ricordi (se escludiamo panini mangiati al volo o studiate serali/durante il tragitto), prevalgono il piacere e la sensazione di piacevole fatica.
Per quanto riguarda la tensione emotiva, ahimè, non sono mai stata bravissima a gestirla. L’ansia da prestazione non mi ha mai abbandonata negli anni e dover riferire all’allenatore, che rarissimamente seguiva le partite, la performance mi ha sempre destabilizzata….anche perché, tenendo a vedere il bicchiere mezzo vuoto, avevo la capacità di concentrarmi sempre sugli aspetti peggiori del mio gioco. 
Un allenatore, non mio, ai tempi mi disse “Sei un muro! Che tu vinca o perda, la tua espressione non cambia!”…ecco, questa forse è la vera risposta, aver trovato un escamotage almeno esteriore per non dover condividere delusioni e paure (ma nemmeno le gioie, ne convengo) con gli altri.

Cosa ti manca delle stagioni agonistiche?
Gli allenamenti, quelli da cui si usciva con la lingua fuori e pieni di carica dentro. 

Oggi, che sportiva sei?
Clio! Mannaggia!! Questa è una domanda trabocchetto, dovresti dirmelo tu essendo mia compagna di squadra! :P
Ebbene, ora è necessaria una premessa…dopo aver abbandonato il tennis mi sono dedicata qualche anno alla pallavolo. Come è ben comprensibile, passare da uno sport individuale ad uno di squadra causa dei cambiamenti considerevoli…e tutto questo ha portato a ciò che sono oggi, in due parole una “sportiva cresciuta”, direi. Le tensioni/paranoie continuano ad essermi vicine ma in modo più marginale, il mio essere individualista è presente tutt’ora e mi sprona a dare il massimo, anche perché faccio parte di una squadra composta da persone cha hanno giocato in categorie ben più alte delle mie, e per questo stesso motivo sono anche certa di avere mani che si tenderanno nel momento in cui avrò bisogno di rialzarmi da terra, nello sport e non solo. 
Ma sono anche una “sportiva pigra” rispetto ad una volta, devo ammetterlo! 

Quali sono i tuoi progetti futuri?
La laureaaaaaaa! E onestamente vorrei anche seguire il detto “mens sana in corpore sano” e cercare di essere un po’ più costante dal punto di vista fisico (ma lo dico da anni, quindi non mi fiderei molto delle mie parole).

Cosa diresti ai giovani tennisti che decidono di avvicinarsi all'agonismo?
Credete in voi stessi, volere è potere.

Fatti un augurio per il tuo 2017?
Mai mollare.

Il migliore augurio te lo facciamo noi, ringraziandoti per la preziosa testimonianza!
 

giovedì 22 dicembre 2016

Gli ospiti del giovedì: Raffaella&Stefano



 Con immenso onore e curiosità oggi nostri ospiti saranno Raffaella e Stefano Claut, grandi atleti che ho avuto il piacere di conoscere in tempi non sospetti su una parete di roccia circa una decina di anni fa. 

 

Ragazzi mi raccontate quelli sono i vostri sport?

 

R. Lo sport che ultimamente mi ha rapito è la corsa il poco tempo che ho a disposizione lo impiego per gli allenamenti in ciclabile, in palestra oppure in piscina. Il mio obiettivo è migliorare il tempo sulla distanza di Mezza Maratona. 

Con la famiglia invece si organizzano delle giornate all’insegna dello sport: arrampicate in falesia su roccia, gite in mountain bike, pattinate, sciate oppure dei viaggi itineranti di trekking con alcune ferratine. Quando posso mi aggancio agli allenamenti di Stefano a Padova, nella piscina più profonda al mondo la Y-40, dove rispolvero, nel mio piccolo, la mia capacità di apnea.

 

S. La mia attività sportiva principale è la pesca in apnea, sport impegnativo che pratico da circa una ventina d’anni. E’ sicuramente la disciplina sportiva che mi impegna di più sia per quanto riguarda gli allenamenti che per gareggiare nelle competizioni nazionali e internazionali.

Dall’anno 2008 faccio parte della Nazionale Italiana di Pesca in Apnea. 

Al secondo posto viene la corsa, per lo più distanze di endurance entro i 30K; l’approccio è stato inizialmente complementare e di training per l’apnea poi è diventata una vera e propria passione.

Le altre attività sportive secondarie sono l’arrampicata sportiva, la mountain bike, training in palestra, lo sci quando inizia la stagione invernale e le escursioni in montagna…chi più ne ha più ne metta 

 

Quando avete iniziato a fare sport?

 

R. Ho iniziato da piccolissima a fare nuoto e poi sono passata al pattinaggio artistico su rotelle… a riguardare le foto dell’epoca erano più grandi i pattini di me. Ho giocato a basket per tanti anni e grazie alla passione del mio papà mi sono divertita a giocare a tennis. C’è stato poi un periodo di pausa dalle competizioni e mi sono dedicata alle attività di fitness in palestra.Ho fatto il brevetto di I° grado di apnea, tanto per assaporare la muta umida d’inverno come la mia dolce metà. Ho frequentato un corso di arrampicata sportiva ed è stato amore a prima vista.L’anno scorso è iniziata l’avventura del running.

 

S. Ho iniziato all’età di circa 6 anni con il calcio e judo

 

 

Quanto sport avete provato fino ad oggi?

 

R... un po’ di tutto.. ci rimane da provare il parapendio ed il catchwrestling 

 

S. Pesca in apnea, apnea, corsa su strada, trail running, mountain bike, arrampicata sportiva, calcio, tennis, rafting, judo, pallavolo, roller skate, sci nordico ed alpino … e sicuramente qualcosa d’altro che ora mi sfugge…

 

Quanto ne volete ancora provare?

 

R. Beh, non si tratta di collezionismo… sono i casi della vita che ti avvicinano a determinate discipline sportive. Nella corsa è stato Stefano a trovare la chiave giusta per appassionarmi; prima di iniziare a correre non capivo cosa ci fosse di divertente correre e basta, senza uno scopo e senza una palla al seguito…

 

S. Sono più orientato alla qualità anziché alla quantità, dunque preferisco focalizzarmi sui progressi dell’attività più importante in quel momentoin base al mio calendario agonistico.

Sono comunque sempre curioso e pronto a provare qualcosa di nuovo se si presenta l’occasione.

 

 

Qual è lo sport che vi lega?

 

R. In questo momento sicuramente la corsa, Stefano mi ha lanciato il guanto di sfida regalandomi lo scorso compleanno il mio Primo pettorale per la Mezza Maratona… senza allenamento e senza aver mai corso più di 13km, ho portato a termine la gara sotto le 2h. … per me, un gran risultato! Da quel momento ho voluto allenarmi e vedere che cosa significa fare una vera gara.

La corsa è un mondo tutto nostro, dove ci confrontiamo e stimoliamo a vicenda, ci tiriamo su di morale quando qualcosa non va e gioiamo dei risultati altrui quando arrivano J Non è sempre facile tenere insieme tutte le cose, la famiglia, il lavoro, lacasa ed i mille impegni di ogni giorno ti possono far desistere; la solita frase che ti senti dire è: Ma chi te lo fa fare???”…. poi quando finisci l’allenamento, è sempre tutto più chiaro e la scarica di endorfine ti regala la felicità! .. e non vedi l’ora di pianificare la tua prossima gara

 

 

S. Sicuramente la corsa! 

E’ uno sport semplice e che ti impegna poco tempo. E’ inoltre un ottimo alleato se vuoi muoverti: non dipendi dal meteo o da un compagno perché ti basta mettere ai piedi un paio di buone scarpe e via! 

Un allenamento di buona qualità è abbastanza facile incastrarlo negli impegni della giornata (sempre molto numerosi!)

 

 

Il vostro miglior risultato?

 

R. E’ da poco tempo che mi dedico alla corsa, attualmente il mio Personal Best è di 1h 44 alla Mezza Maratona di Trieste è a sorpresa, senza uno specifico allenamento, ho concluso la Cortina-Dobbiaco 30k in 2h. e 43’.

 

S. Nella Pesca in Apnea è sicuramente l’Argento conquistato al Mondiale di Syros (Grecia) quest’anno, come titolo a squadre.

Nella corsa invece i risultati sono più modesti: un Personal Best di 1h. 27’40’’ (4’09’’ al km) nella Mezza Maratona di San Miniato (PI) di qualche settimana fa.

 

Avete una bimba, come l'avete avvicinata a mondo sportivo?

 

R. Con Chiara, la nostra bambina, è stata una cosa naturaleforse perché l’abbiamo sempre coinvolta nelle nostre attività sportive. Ci ha sempre visto entusiasti organizzare, partire, partecipare alle manifestazioni sportive che per lei è normale nella vita praticare dello sport.

 

S. Chiara (7 anni), l’abbiamo sempre portata con noi e coinvolta in tutte le attività. 

A 2 mesi ha iniziato con i corsi di acquaticità per neonati, poi ha proseguito con il nuoto e nel tempo libero la portavamo spesso in piscinaDa quando ha 4 anni fa nuoto sincronizzato, anche se il suo amore segreto rimane la Boxe! L’anno scorso ha fatto una bellissima esperienza alla Trieste Pugilato ed è rimasta affascinata dallo sport di contatto. Nei fine settimana, tempo permettendo, si organizza sempre qualche attività all’aria aperta, dalla semplice camminata nel bosco a raccoglier funghi e asparagi, all’arrampicata sportiva in falesia, al giro in bici oppure in barcapescare. In estate non mancano le occasioni per lo snorkeling e l’apnea… insomma l’importante per me è non rimanere a casa davanti alla tv oppure girare a vuoto nei centri commerciali!

 

Quanto secondo voi lo sport è nel DNA?

 

R. Qualche informazione nel nostro patrimonio genetico ci sarà sicuramente ma poi sta in noi coltivare con passione, dedizione e costanza se si vuole raggiungere qualche risultato.

 

S. Difficile a dirsi, secondo me è un discorso di stimoli ed emulazione; se i genitori fanno sport e sono contenti, è abbastanza naturale che i figli li seguiranno. Sono poi dell’avviso che più cose fai da bambino e più facile dgrande sapere scegliere la propria strada sportiva.

 

Un invito ai genitori nell'accompagnare nella pratica sportiva i propri figli.

 

R. Provare assieme… il momento di condivisione con il proprio figlio è un momento magico ed unico…

 

S. Cari genitori “meno centri commerciali e più camminate nei boschi con i vostri figli!” 

Anche una semplice camminata e pic nic …. non serve fare grandi cose….

 

 

Cos'è per voi ad oggi lo sport?

 

R. E’ uno stile di vita, un momento di aggregamento, uno “scaricastress ed un allenamento per quello che la vita ti offre e ti sfida, ogni giorno.

 

S. La parola sport racchiude tante cose…. 

E’ un mezzo per ottenere importanti soddisfazioni nella vita, un modo per mantenersi in forma oppure un semplice sfogo dopo una giornata rinchiusi in ufficio. E’ qualcosa di bello da trasmettere ai tuoi figli. 

E’ senz’altro un impegno ed un sacrificio … ma più sono alti e più grande è la soddisfazione quanto raggiungi gli obiettivi.

 

Un augurio a tutti gli sportivi per un inizio sereno del 2017...

 

R. Trovate la vostra passione e rincorrete i vostri sogni.

 

S. No pain no gain 

 

 

 

martedì 20 dicembre 2016

La musicoterapia nei disturbi psicosomatici degli atleti



Per alcuni atleti che soffrono di disturbi psicosomatici la musicoterapia diviene un'alternativa valida ed efficace in ambito terapeutico e permette loro di superare gli ostacoli i che inceppano parzialmente o totalmente la pratica sportiva.
Di fronte uno sportivo che manifesta insonnia, emicrania, anzia generalizzata, ipervigilanza, rabbia ed aggressività la musica diviene non solo canale di comunicazione ma anche fonte di rilassamento indotto.
Le sedute di musicoterapia si strutturano a seconda della domanda dell'atleta, della sua propensione e fiducia nei confronti dello psicologo e del metodo proposto.
 Di seguito indicherò un percorso basico di possibili incontri incentrati sull'utilizzo della musica nel rilassamento corporeo:
- conoscenza, ascolto della domanda dell'atleta, somministrazione di test per valutare l'ansia e lo stress.
- diario giornaliero sugli Stati d'animo e sui pensieri associati che andrà valutato l'incontro successivo. 
- training cognitivo seguito da tecniche di rilassamento mediato e guidato dalla musica.
- visualizzazioni guidate e rilassamento attraverso il suono, acquisizione della tecnica affinché diventi propria e replicabile. 
- Ultima seduta, riflessioni e conclusioni, strategie acquisite da mettere in atto in autonomia!
Lo scopo di questo trattamento e' acquisire maggior consapevolezza del proprio corpo, ascoltando in modo attivo le richieste, gli stati di fatica e stress del corpo.
 La musica diviene canale attivo di rilassamento replicabile in qualsiasi situazione di pre gara al fine di aumentare l'attenzione e diminuire lo stress psicologico percepito, in allenamento per sentire con maggior confidenza il proprio corpo ma anche nelle sedute di defaticento per incentivare il rilassamento. 

domenica 18 dicembre 2016

storia dell'hockey (estratto da Cipriano Zino)



Grazie a Giordano Visaggio postiamo l'incipit della storia dell'hockey...

 
Una storia dell'hockey. Perché?
L'hockey in Italia è continuativamente presente da più di sessant'anni. Gli anni diventano novanta se consideriamo anche il trentennio precedente (1905-1935), nel quale vi furono numerosi tentativi, a distanza di anni e con esiti ogni volta negativi, di radicare l'hockey nel nostro paese.
In questo periodo quasi secolare decine di migliaia di uomini e donne (in minor numero le donne) hanno incontrato l'hockey, lo hanno giocato, lo hanno, in maggior o minor misura, amato.
Basterebbe perciò solo il pensiero di quella lunghissima teoria di hockeisti, legati - attraverso tempi diversissimi fra loro - dalla passione per quello sport dallo strano nome, per considerare che tutti loro meritano una storia, la loro storia.
Potremmo aggiungere che non può esserci futuro se non si conosce il passato e che tutti noi, in quanto esseri umani, abbiamo il dovere della memoria. Solo conoscendo le nostre radici e preservandole, oltre a ritrovare nella storia passata le linee di evoluzione ed i perchè di oggi, potremo rafforzare la nostra specifica identità.
Nessuno ha mai scritto una storia organica dell'hockey in Italia, a differenza di quanto è stato fatto per buona parte degli altri sport. Le sintesi e le specifiche voci presenti 1;lelle enciclopedie sportive o nei volumi :di storia dello sport sono superficiali, lacunose ed inattendibili.
Gli Albi d'oro sono errati contemplando campionati che non furono tali, ignorandone altri regolarmente svolti e sbagliando anche ad assegnar titoli. Le stesse cronologie sono zeppe di errori, così pure gli elenchi nominati:vi, i risultati degli incontri delle nazionali ed anche le denominazioni federali.
Il fatto che questo desolato scenario non sia solo dell'hockey ma bensì comune a molti sport non muta i termini della questione.
Scriverne la storia ora, una storia vera e suffragata da riscontri documentali, prima che il tempo cancelli completamente i ricordi e disperda gli ultimi documenti sopravvissuti, vuol dire - tra l'altro - ricostruire e consegnare alla memoria collettiva la testimonianza di epoche, di persone, di fatti, di istituzioni che sarebbe, se non un crimine, una imperdonabile leggerezza lasciare affondare nell’oblio.
Impresa non facile, non breve, non lieve ma che merita, per tutte le motivazioni sovraesposte, d'essere intrapresa.

sabato 17 dicembre 2016

Ultimo Giro! Non Mollare!


Da anni ormai ho scelto di praticare allenamenti il più possibile mirati a durare meno nel tempo. Alta intensità e scarsissimi tempi di recupero. Una scelta dettata dagli impegni della vita quotidiana. Una scelta che nella maggior parte dei casi significa essere da solo.
Oggi accenendo il solito lettore MP3, colonna sonora fondamentale di qualsiasi seduta, la mente è subito andata a ripescare quel ricordo. La decisione di due persone che amano la musica e potersi allenare assieme. Come tanti fuochi d'articio, le immagini di miglialia di allenamenti passati in compagnia di persone davvero uniche sono esplose nella mia testa. Dai primi allenamenti in una palestrina minuscola, dove non potevano mai mancare le musicassette con le colonne sonore dei cartoni animati! Agli allenamenti in un piccolo appartemento mansardato dove non ci facevamo mancare mai l'ultimo album dei nostri gruppi preferiti e naturalmente esercizi diversi ad ogni sessione. Allenamenti sotto qualsiasi condizione meteo. Allenamenti più o meno intensi, ma sempre con la consapevolezza di una o più spalle sulle quali poter contare per una motivazione in più. Spesso dettata dal mero agonismo insito in ognuno di noi: devo essere un passo avanti! Ma sempre e comunque un aiuto a dare il massimo di noi stessi. FORZA!Ultimo giro! Manca poco! Ancora un esercizio! NON MOLLARE!
Questo post, ma soprattutto questo blog è dedicato a tutte quelle persone speciali con cui ho avuto, e sperò continuerò ad avere, il piacere di sudare e faticare assieme. Per un unico grande obbietivo...LO SPORT!

giovedì 15 dicembre 2016

L'ospite del giovedì Andrea Tarlao



 

Ben arrivato nel nostro piccolo e polveroso garage, Andrea a che età hai iniziato a fare sport?
Ho cominciato prestissimo nei primi mesi di vita con la ginnastica riabilitativa poi nuoto e a 8 anni ho corso la mia prima gara in bici.

Chi ti ha indirizzato?
La mia famiglia in particolare mio papà Riccardo che ha gareggiato nel ciclismo su strada dalle categorie giovanili fino al dilettantismo.

A che età sei approdato al ciclismo? 
A 8 anni la mia gara tra i giovanissimi conclusa anticipatamente per colpa di una caduta, una settimana dopo la mia prima vittoria in carriera.

Puoi spiegarmi un po' il tuo sport?
Il ciclismo è uno sport duro di fatica e resistenza, ma quando ce la passione la fatica non esiste.

Come riesci a conciliare vita familiare con sport professionistico?
Bella domanda.. non è facile gestire famiglia, sport e lavoro in particolare quest'ultimo. Sono impiegato in banca e finisco alle 17. Durante la preparazione mi alleno 5/6 volte a settimana, quando cominciano le gare le cose si complicano perché capita di dover assentarmi da casa per diversi giorni.

A fronte di qualche delusione, hai mai pensato di appendere le scarpe al chiodo?
Avrei voluto mollare a 18/19 anni quando pensavo solo a divertirmi con gli amici.

Qual è il pensiero che ti ha impedito di farlo?
Il ciclismo mi dava grandi soddisfazioni a cui non potevo rinunciare. Gli amici veri erano i miei compagni di squadra!

La tua soddisfazione sportiva più grande? 
Dopo la delusione del quarto posto alle paralimpiadi di Londra nel 2012 pensavo di non essere più competitivo, invece ad agosto 2013 una settimana dopo la nascita di mio figlio Manuel, ho vinto la medaglia d'argento al mondiale a cronometro. 

Che tipo di sportivo sei? 
Fisicamente sono un passista/scalatore, caratterialmente nello sport sono molto testardo... non mollo mai!

Da sportivo, hai qualche paura?
Da ciclista... il traffico!! Quando mi alleno corro sempre sul filo del rasoio. 

C'è un indicazione, un monito che qualche allenatore ti ha rivolto nel corso della tua carriera, che ancora oggi ti guida?
La bici ti toglie tanto, ma prima o poi ti ritorna tutto con gli interessi. Non bisogna fermarsi alle prime difficoltà.

Quali saranno gli impegni futuri? 
Mondiali in Sudafrica nel 2017, Maniago 2018, con un occhio già a Tokyo 2020.

Riesci a spiegarmi l'emozione che hai provato sul podio a Rio? 
Tanta felicità ma anche un pizzico di tristezza.. perché in quel momento si conclude un percorso lungo due anni. Ripensavo agli allenamenti, alla famiglia, alle gioie e ai dolori. Finito un capitolo se ne riapre un altro, lo sport è proprio questo bisogna porsi degli obbiettivi e non fermarsi mai. 

Un augurio a tutti i giovani atleti che praticano sport ad ogni livello, di qualsiasi categoria e abilità? 
Per crescere bisogna inseguire i propri sogni e non ci si deve vergognare se questi sembrano impossibili. Quando ero piccolo a causa della mia disabilità mi dicevano che non avrei mai lavorato e fatto sport... e adesso sono qui a raccontarvi della mia vita e della Medaglia di bronzo alle paralimpiadi di Rio. 

Grazie Mille!!!! 
A presto
 

martedì 13 dicembre 2016

Carboirati: La benzina dello sportivo


In assoluto la prima fonte di carburante per il nostro organismo , soprattutto per gli atleti degli sport di endurance. Durante gli allenamenti sia di resistenza che di potenza, importantissimi elementi di protezione per il nostro tessuto muscolare. Proprio quest'ultimo subisce tutti gli effetti del catabolismo proteico nel caso di un'alimentazione povera di carboidrati. Le fibre muscolari distrutte durante la pratica sportiva vengono prelevate dal nostro organismo, non per ripristinare e rinforzare il tessuto muscolare sottostante, ma proprio per sostituire i carboidrati nella produzione di energia.
Un corretto rapporto tra peso corporeo e carboidrati giornalieri dovrebbe avvicinarsi il più possibile a 10g/Kg. Un soggetto di circa 80kg dovrebbe assumere circa 800g di carboidrati nell'arco dell'intera gioranta, possibilimente suddivisi in 5 pasti.
Naturalmente tutti questi numeri si riferiscono ad una persona attiva che pratica sport con regolarità. Mentre un atleta andrebbe sempre incoraggiato, soprattutto dopo un'allenamento intenso o una prestazione agonistica, a incamerare una buona percentuale di carboidrati, una persona sedentaria dovrebbe assumerne con parsimonia. Nel primo caso il tutto si trasforma in ottimo glicogeno muscolare, fonte di energia per i prossimi allenamenti e/o prestazioni. Nel secondo andrebbe solamente ad incrementare il sedimento adiposo.

domenica 11 dicembre 2016

Grazie!



Sentire il rumore sordo e ritmato delle pale del rotore in alta quota non è mai di buon auspicio per noi sciatori.
 L'elicottero che si avvicina, una nuvola di nevischio si alza lambendolo, il soccorso e' arrivato. 
Diamo sempre per assodato che a noi non capiterà, eppure scendendo lentamente, evitando i soccorritori, uno sguardo un po' impaurito, preoccupato lo lasciamo sempre.
 Donna, uomo , bambino, uno sciatore, uno di noi, come noi. 
La calma e la fermezza con cui si muovono i soccorritori mi fa riflettere, a passi misurati proteggono, valutano ed agiscono.
In pochi istanti la nostra discesa continua eppure il mi pensiero e lì, con quei medici, infermieri, volontari che ogni giorno dedicano la propria professionalità al soccorso del popolo della neve. 
Discreti e tempestivi arrivano ed alla stessa velocità svaniscono.
Oggi un grazie va' a loro.
 

sabato 10 dicembre 2016

Dislivelli, Sciancrature e distanze tra le porte: Lo sci Moderno

Chi di noi, appassionato di sci o meno, non è mai rimasto impressionato dalla capacità di "piegare" degli sciatori moderni!? Questa mattina, guardando una spettacolare gara di Slalom Gigante disputatasi in Val d'Isere, sono rimasto impressionato dalla difficoltà per gli atleti di creare quel armonioso ondeggiare tra un'inclinazione e l'altra. Infatti più che una gara della stagione 2016/17 mi è sembrata una gara d'altri tempi. Gli attrezzi facevano davvero fatica a seguire il loro naturale raggio di curvatura. Il più delle volte gli sciatori erano costretti ad intraversare lo sci come a creare una sorta di derapata, più adatta al mondo del rally automobilistico che a quello dello sci alpino al quale siamo abituati dopo l'inserimento degli sci sciancrati.
Scesi alcuni atleti, un commento tecnico da parte dei cronisti della gara, spiega il perchè di questa evidente differenza rispetto alle altre prove di coppa del mondo. Si tratta infatti di una pista con un elevato dislivello tra punto di partenza e quello di arrivo, di conseguenza con una rilevante e costante inclinazione di tutto il tracciato. L'organizzazione gara è stata quindi costretta, in contrasto con quello che è il regolamento FIS, a considerare un percorso con cambi di direzione fino al 10% rispetto al dislivello. Da regolamento internazionale questa percentuale deve rimanere entro un range del 11-15% con dislivelli tra i 250 e 450 metri. Mentre la distanza minima tra le porte è di 10 metri. È incredibile pensare che gli atleti scendano con tavole di lunghezze che si aggirano attorno ai 190/195 cm con raggi di curvatura minimi di 35 metri.
Si possono trovare informazioni molto contrastanti sulla definizione vera e propria di raggio di curvatura dello sci. Infatti una prima ipotesi, molto diffusa, era quella che questo valore fosse riferito al naturale raggio eseguito dallo sci. In realtà molti sono i fattori ad influenzare questo risultato. La versione più plausibile parla della circonferenza del cerchio costruibile sull'Arco disegnato tra larghezze massime di testa e coda e minima del centro dello sci. L'evoluzione delle sciancrature prevede ulteriori sviluppi, con forme ellittiche oppure progressive. Per non parlare delle personalizzazioni in base alle esigenze del singolo atleta. Altri dati da non sottovalutare sono la capacità di torsione dell'attrezzo, il suo flex e naturalmente peso e potenza del suo utilizzatore!

venerdì 9 dicembre 2016

L'ospite del Giovedì: Antonio Gammeri e il suo Hockey su Prato

Ciao Antonio, racconta un po' di che sport sei giocatore ed oggi portavoce al garage.


Quando e dove hai iniziato a giocare a hockey?
Nato a Barcellona (Messina) conosce l'hockey all'età di 9 anni presso l'oratorio salesiano con la PSG Don Bosco. Nel 2001 primo scudetto under 16 prato. nel 2004 passaggio al Valverde di Catania nel campionato di serie A2. Nel 2005-2006 vittoria scudetto under 21 indoor nel 2006-2007 vittoria del campionato di serie A2 e promozione nella massima serie. Nel 2008-2009 passaggio alla SS.Lazio nel 2013 passaggio all'AR Fincantieri dovre copre anche il ruolo di allenatore. Vittoria campionato nazionale A2 e promozione in serie A1. Da 4 anni allenatore/giocatore  della prima squadra della Fincantieri.
NAZIONALI:  2001 Eurohockey Youth Nations Champ. San Sebastian Spagna  U16, 2002 Eurohockey Youth Nations Trophy Olten Svizzera  U18, 2003 Eurohockey Youth Nations Trophy Gniezno  Polonia U18, 2004 Eurohockey Youth Nations Trophy Lousada Portogallo U21, 2006 Eurohockey Youth Nations Trophy Gibilterra  U21, 2006 Four Nations Tournament Cairo  Nazionale A Senior, 2006 Coppa delle Alpi Bra Nazionale A Senior . In totale 41 presenze in azzurro. Collabora ancora con il settore squadre nazionali della Federazione Italiana in qualità di fisioterapista, professione che svolge a Trieste

Riassumi le caratteristiche di questo sport
Sport 11 contro 11 campo di dimensioni simili al calcio. 
Si gioca con un bastone e una pallina. I tempi sono 35 per tempo con intervalli di 10 minuti
Sport praticato ormai in tutto il mondo dove olandesi e tedeschi la fanno da padrona rispetto a due decenni fa dove erano indiani e pakistani a contendersi il primato

Adesso riassumimi le peculiarità che contraddistinguono un hockeista doc
Amore per quello che si ( chi ama ciò che fa è come un re )
Dedizione 
Sacrificio
Questo sono le regole fondamentali

La tua miglior vittoria?
Fortunatamente ho vinto tanto nella mia carriera .
Bronzo europeo con la nazionale due scudetti 
Due promozioni
Due scudetti
Ma forse la vittoria più importante è stata quella di conoscere mia moglie ( ti ricordo che mi ha arbitrato una partita )

Qual è lo scenario hockeistico italiano ad oggi?
Ad oggi non vedo un grande futuro per questo sport. Troppi interessi personali stanno distruggendo tutto. I giovani di oggi non sono più come eravamo noi.. non avevamo PlayStation Facebook e cellulare. La cosa che importava era giocare e divertirsi.

Che miglioramenti apporteresti in Italia a questo sport?
Un vecchio saggio diceva: "Educa i bambini e non sarà necessario punire gli adulti".
Quindi bisognerebbe educare i bambini.

Sei mai riuscito a conciliare sport e lavoro?
Se si vuole si riesce a conciliare sia lo sport che il lavoro anche se è tanto difficile

Hockeista si nasce o si diventa?
L'hockey c'è lo devi avere nel sangue. Si nasce

mercoledì 7 dicembre 2016

Chiamateci pure Amatori



La sveglia suona alle 6.45 come ogni giorno, apro un occhio, la casa ancora sonnecchia.
Lo richiudo.
Piccolo appunto mentale, oggi è martedì, asilo, pazienti, borsone da preparare; pian piano l'idea che non sarà un martedì consueto rimbalza da lontano fino ad arrivare agli occhi, aprendoli ed al sorriso nascosto dalle lenzuola.
Prima trasferta: oggi si gioca!
Li sento ancora familiari ed incredibilmente vicini gli anni dei lunghi campionati regionali, delle trasferte a Paluzza a dicembre. Le partenze in pulmino o in piccole e chiassose carovane di macchine. 
L'attesa, l'adrenalina. 
Oggi gioco un campionato amatoriale, meglio dire sono un'amatore del mio sport, la pallavolo. 
Giocare in trasferta e' un piccolo sacrificio per noi, mamme, papà, professionisti, forse l'entusiasmo per la trasferta non è lo stesso di qualche anno fa, ciò però non significa averlo completamente perso. 
La borsa e' pronta davanti alla porta, la giornata scorre secondo i programmi. 
E' un attimo e sono li, in uno dei tanti parcheggi punti di ritrovo, con la mia squadra, un po' decimata dai malanni stagionali. Un furgone, molte risate e quel pizzico di adrenalina che sono stupita risentire dopo tanto.
Le trasferte sono anche questo, stanchezza ma grande leggerezza. 
Solito schema, palestra-spogliatoio-riscaldamento-partita. 
3-0 tutti a casa perché anche questa, l'abbiamo guadagnata. 
Il rientro è dettato da chiacchiere sottili e silenzi di chi riposa. 
Parcheggio...alla prossima partita, buona notte squadra.
Chiamateci pure amatori.

lunedì 5 dicembre 2016

Allenarsi durante il Campionato

Allenamento Agilità: Scaletta a pioli


Il susseguirsi degli impegni stagionali, durante il periodo di gare/campionato, rende questa fase molto delicata per quanto riguarda lo svolgimento degli allenamenti.
Dopo una fondamentale preparazione atletica pre-stagionale, non bisogna assolutamente sottovalutare l'importanza degli allenamenti fra un impegno agonistico e l'altro. Infatti gli esercizi svolti durante questo periodo devono essere atti principalmente al mantenimento del lavoro svolto in precedenza, ma soprattutto ad evitare l'insorgere di spiacevoli infortuni. Proprio per quest'ultimo motivo va dato largo spazio ad esercizi che favoriscano la mobilità ed elasticità muscolare. Diventa quindi di vitale importanza tutta la parte di esecuzione dello stretching.
Andando a simulare una possibile settimana pre gara/partita, sarà ancora più essenziale focalizzare la propria attenzione su gli ultimi due giorni. Dovremo massimizzare la tonicità muscolare e il recupero energetico. Buona abitudine quindi il riposo due giorni prima ed un allenamento leggero, ma funzionale alla propria disciplina, il giorno precedente l'impegno agonistico.

giovedì 1 dicembre 2016

L'Ospite del giovedì: Tra terra e cielo


L'ospite di questa settimana è una persona davvero speciale! e un carissimo amico!: Roberto Metz
Autore di diversi libri, da uno dei quali oggi riportiamo un estratto.
Da "Tra Terra e Cielo" :


Mattia (nipote):Ma cosa fa quel giocatore con il pallone?Lo calcia in quelle strane porte ,ma lo butta in aria,non fa goal ?
Nonno:Tesoro,quelle non sono semplici porte,vedi i pali come vanno alti in cielo?
Quello è il simbolo che contraddistingue tutti i giocatori di rugby,l'acca è il legame tra terra e cielo,il contatto che dal fango,dalla fatica ,dal sudore va direttamente lassu',con chi è testimone
e giudice dei tuoi comportamenti,del tuo orgoglio,del tuo coraggio,ma anche del rispetto che nutri per i tuoi compagni,per l'avversario e per l'arbitro,della tua correttezza e della tua lealta'.
Per questo,con il simbolo dell'acca nel cuore confidiamo che tanti piccoli rugbysti diventino un giorno uomini migliori,piu' consapevoli delle propie responsabilita',e portino questi principi
anche nella vita di tutti i giorni,per un mondo migliore.
Quello eseguito da quel giocatore non è un semplice banale calcio,ma una preghiera lanciata in cielo per ingraziarsi e ringraziare chi da lassu' giudica i tuoi comportamenti ed è compiaciuto
per la bella meta segnata

Dedicato a quelli che non hanno capito !!!!
Che pensano che il rugby sia un gioco masochistico,
dove trenta energumeni in mutande si contendono
un assurdo pallone bislacco,rotolandosi nel fango,
dandosele di santa ragione,solo per giustificare una solenne,
finale,bevuta di birra,tutti assieme

Roberto Metz
http://www.robertometz.it/